San Gavino Monreale: tra Eleonora d’Arborea, zafferano, murales e Olimpiadi!

Questa graziosa cittadina di circa 8.000 abitanti, a metà tra Cagliari ed Oristano, sorge ai piedi del castello di Monreale

Casa museo sa Moba sarda

Per scoprire le tipiche e spaziose case campidanesi la prima tappa che consigliamo è alla casa museo sa Moba sarda, nota come casa ‘Donna Maxima’: immagini e strumenti quasi perduti raccontano la vita e la cultura agricola tipiche del paese. La parete del museo è impreziosita da uno splendido murales che riporta due scene di vita tradizionale campidanese.

I fasti della Fonderia: i sui pallini arrivarono alle Olimpiadi

Una visita merita la Fonderia, progettata dall’ingegner Rolandi nel 1930 e inaugurata nel 1932: è stata la più grande d’Europa e fonte di benessere economico per tutto il territorio. Furono l’ingegner Francesco Sartori, amministratore delegato della miniera di Monteponi e l’ingegner Domenico Giordano, amministratore delegato della miniera di Montevecchio, a dare vita alla ‘Società Italiana del Piombo’. San Gavino era in una posizione strategica: aveva la stazione ferroviaria che poteva facilmente trasportare le lavorazioni sino al porto di Cagliari. La zona era paludosa e da bonificare per non sottrarre terreni fertili all’agricoltura. Nel 1930 iniziano i lavori di perforazione dei pozzi artesiani per gli approvvigionamenti; l’anno dopo si termina il camino ‘ciminiera’ alto 108 metri. Nel 1932 si comincia a colare il piombo: l’impianto diviene noto anche per la produzione dei pallini da caccia, utilizzati durante i Giochi Olimpici. Nel 2009 a causa di vicissitudini societarie arriva la chiusura forzata, ma dal 2013 l’attività riprende, oltre alla produzione del piombo si lavorano lingotti in oro e argento. Nel 2023 il secondo e definitivo stop degli impianti, oggi méta di appassionati di archeologia industriale.

La coltivazione dell’oro rosso e del riso

San Gavino Monreale -insieme a Turri e Villanovafranca- sin dal XV secolo si contraddistingue per la coltivazione dello zafferano, coprendo le richieste del mercato isolano, nazionale ed europeo. A novembre, in concomitanza con la raccolta del prezioso fiore viola, si tiene la Fiera internazionale cui partecipano tutti i produttori e gli artigiani locali. La cittadina è celebre a livello nazionale anche per essere il secondo distretto sardo di produzione di riso.

Carnevale storico

50 mila sono le presenze dell’ultima edizione per la festa più grande dell’anno. Le sfilate allegoriche di domenica e martedì grasso sono tra le più belle dell’Isola: i maestri di cartapesta sangavinesi non deludono mai le aspettative per uno spettacolo gioioso che coinvolge grandi e bambini. I cartapestai locali sono tra i più capaci ed abili della Sardegna, tanto che si spostano per realizzare carri allegorici in tutta l’isola ed anche oltremare.

Le tradizioni religiose

Santa Chiara d’Assisi: a metà agosto si celebra la patrona del paese e questa di solito è occasione anche per il ritrovo degli emigrati nel paese; Santa Teresa del Bambino Gesù si tiene invece a settembre, e Santa Lucia a dicembre. La sagra patronale di San Gavino si svolge a Maggio, con la suggestiva sfilata dei cavalli bardati a festa. Sant'Isidoro, santo protettore degli agricoltori, viene festeggiato ogni anno il 15 maggio; questa suggestiva tradizione risale alla fine del 1600. Durante la festa del protettore degli agricoltori sfilano cavalli e carri che ricordano gli usi della cultura agricola.

La storia del Giudicato di Arborea

Il paese era inserito nella curatoria di Bonorzuli, di cui era capoluogo. La chiesa di San Gavino martire, un tempo parrocchiale, fu realizzata nel 1347 per volontà di Mariano IV d'Arborea. Oltre ai resti dell’originaria struttura gotica, di interesse sono i quattro peducci dell’abside, dove si possono ammirare i ritratti dello stesso Mariano, di suo figlio Ugone III, di sua figlia Eleonora e del marito Brancaleone Doria. Il pavimento, secondo la leggenda, nasconderebbe i sepolcri degli ultimi sovrani arborensi. Durante la guerra sardo-catalana il paese fu quasi completamente distrutto, e alla caduta del giudicato-intorno al 1410- passò sotto il dominio aragonese; fu poi ricostruito ed incorporato nel marchesato di Quirra, feudo dei Centelles. Dai Centelles passò agli Osorio de la Cueva, ai quali fu riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale. Il territorio sangavinese -frequentato sin dalla preistoria- ha restituito preziose testimonianze romane, tra cui una necropoli e il peristillio di una villa.