Sa Pintadera: storia del calendario nuragico sardo

Dal Neolitico un disco prezioso

  Tra i reperti archeologici del periodo Neolitico in Sardegna (parliamo della media e tarda Età del bronzo ed Età del ferro, quindi 1700-700 a.C. circa), uno tra i più noti ma anche inspiegabilmente poco considerato è la ‘Pintadera’. Si tratta di un semplice ed essenziale disco rotondo di terracotta, ceramica o metallo, decorato con motivi geometrici. Il suo nome deriverebbe dal suo utilizzo, era infatti uno strumento usato per ‘pintare’, decorare e marchiare stoffe, monili, utensili, il corpo e soprattutto il pane.

Il pane ‘pintau’

Questo simbolo, che identificava la famiglia, era molto diffuso nell’epoca nuragica: ‘marchiando’ il pane lo si benediceva in modo che potesse allontanare qualsiasi energia negativa, per questo veniva fatto con la massima cura ed offerto alle Divinità. Da ricordare che in antichità era consuetudine beneficiare del potere digestivo del lievito fermentato del pane; oggi è facilmente comprensibile che in questo modo si riducesse il carico glicemico del pasto rallentando quindi l’assorbimento degli zuccheri nel sangue. Insomma, ad accompagnare il pasto con del buon pane non si sbaglia mai!

 Sa pintadera, calendario ancestrale

Il simbolo de sa pintadera gioca con delle geometrie angolari che rappresenterebbero un antico calendario ancestrale legato ai cicli delle stagioni, ai ritmi della natura e quindi all’abbondanza e fertilità, alle feste legate alla vita agro-pastorale. Il cerchio infinito simboleggerebbe come in numerose altre civiltà la ciclicità della vita: questa interpretazione è in perfetta linea con le credenze pagane legate alla Dea Madre.

Pane e… bronzetti

Molti bronzetti rinvenuti negli scavi archeologici in diverse zone della Sardegna raffigurano degli uomini nell’atto di salutare con devozione la divinità, mentre portano un piccolo pane nella mano sinistra. Le Pintaderas -di legno o pietra- sono state rinvenute abbondanti in diversi scavi, nei villaggi e nei luoghi di culto, a testimoniare quanto fossero immancabili soprattutto in occasione di qualsiasi cerimonia con valenza sociale e religiosa.

Pintadera, cugina dei Mandala?

La pintadera ricorda gli ipnotici disegni ‘Mandala’ tipici della cultura buddista e induista utilizzati per rappresentare il cosmo. Il termine stesso Mandala significa ‘di forma rotonda’ o ‘disco’, inteso a rappresentare il sole o la luna. Questa somiglianza con l’Oriente ha spinto numerosi ricercatori verso nuove ipotesi, verso un nuovo modo di vedere le Pintadere, considerandole non semplici ‘marchi’ sul pane o stampo per stoffe, ma veri e propri strumenti per misurare e calcolare il tempo, calendari con fasi lunari: insomma degli arcaici segnatempo. La Pintadera, misurando il tempo, le fasi solari e lunari, solstizi ed equinozi, stagioni e quindi i cicli della natura, sarebbe quindi una vera e propria ‘Arroda de tempu’, ruota del tempo.

La pintadera di Torralba

L’esempio più noto in Sardegna è la Pintadera di Santu Antine di Torralba in provincia di Sassari: il foro al centro per puntare alla luna, il rilievo intorno a rappresentare la terra circondata dal sole. Ancora intorno si possono vedere le direttrici per segnare l’alba ed il tramonto, i punti cardinali e quelle per le stagioni con frazionamenti interni simili ai nostri mesi. Le Pintadere sarde presenterebbero anche delle affinità con le brotlaibidole (tavolette di pietra incise risalenti all’età del Bronzo) rinvenute nei Balcani.

Le pintadere al Museo archeologico di Cagliari

Sa Pintadera personifica quindi la Sardegna arcaica, ed anche in tempi moderni è diventata simbolo di rappresentanza, a significare ricchezza e benessere. Oggi la ritroviamo su ogni genere di manufatto artistico ed artigianale: tessuti, ceramiche, gioielli, illustrazioni, murales, dipinti, fotografie… Teorie certamente discutibili, ma certo è che ancora oggi in occasioni familiari o sociali di ogni genere il pane e i dolci assumono sempre un valore benaugurante. Durante battesimi, matrimoni, festività religiose legate alla vita contadina è ancora consuetudine marchiare e ‘pintare’ con simboli che richiamano la fertilità, la fortuna e la prosperità. Diverse pintadere -con motivo radiale, con pesa centrale circolare, con stampo decorativo, con foro centrale- si possono ammirare nell’accogliente e prezioso museo archeologico di Cagliari; la visita merita anche per la presenza di monili e reperti della storia gloriosa e millenaria della Sardegna antica, che ancora viene studiata con passione.