Cagliari: Sant’Efisio è rientrato a Stampace!
Ogni anno dal 1° al 4 di maggio si rinnova la promessa solenne fatta l’11 luglio 1652 dalla città di Cagliari al suo protettore: religione, cultura e identità della Sardegna.
Il pellegrinaggio
Partecipano centinaia tra associazioni culturali e folkloriche con costumi tradizionali di ogni forgia: fazzoletti, scialli e corpetti sono rifiniti in maniera preziosa. La colonna sonora, insieme alle launeddas e i sulitus, è basata sui canti dei rosari in onore di Sant'Efisio eseguiti in lingua sarda.
Il pellegrinaggio del simulacro -che porta nella mano destra la palma simbolo del martirio- vede migliaia di devoti sfilare a piedi, a cavallo o sulle ‘tracas’, tradizionali carri trainati dai buoi e ornati di fiori e frutta. La lenta, grandiosa e commovente processione dalla chiesa del santo a Stampace arriva a Nora in un cammino suggestivo e solenne di circa 30 chilometri.
La processione: guardanìa, Toson d’oro e Alternos
Ammirevole il passaggio dei miliziani a cavallo in rappresentanza dei quartieri di Stampace, Marina e Villanova, corpo ausiliare del Regno di Sardegna con compiti di polizia, elegantissimi con il cappello a cilindro rosso, la giubba rifinita da bottoni dorati, la gonnellina nera che copre i pantaloni sbuffati d’un bianco candido. Segue il terzo guardiano, che organizza la manifestazione e reca lo stendardo dell’arciconfraternita del Gonfalone. Austero e impeccabile il costume della Guardianìa, corpo scelto dalla Confraternita, che si compone da cilindro, frac nero e fascia azzurra sul fianchi, così come il costume dell’Alternos (a rappresentare il vicerè) che sfila tra due mazzieri con giacca rossa e pantaloni blu, anche lui fiero in frac e cilindro nero. Quest’ultimo indossa al collo il Toson d’oro, onorificenza conferita al comune di Cagliari dal re di Spagna nel 1679 e la fascia tricolore da sindaco. Sfila quindi la Confraternita con circa 150 persone in abito penitenziale, nero quello delle consorelle con cordone, guanti e camicetta bianchi; per gli uomini saio azzurro sul quale spicca un grande rosario bianco.
Chi era Sant'Efisio, compatrono di Cagliari
Nasce alla fine del 200 d.C. nell’odierna Gerusalemme, Diocleziano lo tenne presso di sé, gli concesse il comando di una gran parte del suo esercito e lo mandò in Italia a perseguitare i Cristiani. In Puglia la prima apparizione di Dio ad Efisio, una croce di cristallo splendente nel cielo, sul palmo della sua mano egli vede impressa una croce.
L’arrivo in Sardegna e la vittoria ad Oristano
Giunta la notizia di un’invasione delle pianure della Sardegna da parte di una ‘barbarica gens’, Efisio si imbarca, giunge al fiume Tirso di Oristano e sbaraglia i nemici al porto di Tharros. La vittoria si ricorda come ‘venuta a lui dal cielo, per mezzo di un angelo seduto su un cavallo bianco’. Si stabilisce quindi a Caralis (l’antica Cagliari) cercando di diffondere la parola di Cristo e convertire sempre più persone.
La conversione ed il martirio
Efisio invia una lettera a Diocleziano facendo professione di fede cristiana ma l’imperatore tenta di riconvertirlo al culto pagano. Efisio viene giudicato nel tribunale di Cagliari, torturato, messo in carcere -identificato nell’ipogeo sottostante la chiesa omonima a Stampace- e risanato per intervento divino. Il tribunale lo condanna a morte per decapitazione, lui prima dell’esecuzione prega il Signore affinchè protegga i cagliaritani. Infine la sua condanna -dopo lunghe sofferenze e torture- ha luogo per decapitazione.
Martirizzato il 15 Gennaio 303 d.C., perché a Nora?
Il futuro martire era ritenuto pericoloso in quanto capace di far scoppiare insurrezioni nella sua città d’adozione, dove i cristiani erano ormai numerosi e mai avrebbero sopportato il suo sacrificio. È immaginabile che Efisio sia stato trasferito di notte, lontano da occhi indiscreti a Nora, dove tutto era già pronto per l’esecuzione.
La preghiera per gli ammalati
Prima della decapitazione Efisio supplica Dio di proteggere Caralis dagli attacchi di popoli nemici, chiedendogli di guarire i cittadini ammalati che si recheranno in pellegrinaggio nel luogo dove saranno sepolte le sue spoglie, di concedere quanto richiesto a tutti coloro che gli si rivolgeranno perché in difficoltà in special modo ai naviganti, agli oppressi, agli affranti e a coloro che sono colpiti dalla peste. Dimostra il suo attaccamento a Cagliari e alla sua popolazione e a tutti coloro che soffrono evidenziando le caratteristiche morali di un vero cristiano.
Il miracolo delle ferite
Quando Efisio non accetta di abiurare né di onorare gli dei romani, affronta terribili torture che martoriano il suo corpo, ma su di lui a nulla valgono le pene corporali: le ferite inflitte con i supplizi, scompaiono dal corpo ad opera di alcuni angeli che sono scesi dal cielo lo guariscono. Invitato in un tempio pagano per essere ancora messo alla prova ed essere convinto a rinnegare la sua fede, Efisio si limita a pregare: gli idoli pagani cadono a terra rompendosi in mille pezzi, così come il tempio che si riduce a un cumulo di macerie. Queste notizie girano per la città e molti si convertono al Cristianesimo.
La fine della peste del 1652
Le autorità chiesero a lui aiuto con Voto perpetuo siglato dalla Municipalità di Cagliari l’11 Luglio del 1652: la città si impegnava a portare ogni anno la statua del Santo in processione, dal luogo in cui Sant’Efisio era stato incarcerato fino alla spiaggia di Nora dove aveva subìto il martirio. La peste finì e da allora Cagliari ogni anno scioglie il suo Voto.
Sant'Efisio si manifesta in sogno al Conte di San Remy e ad una monaca cappuccina
In un primo enigmatico sogno il santo guerriero avvisa il conte Filippo Pallavicino di Saint Remy dell'infausto avvelenamento dei pozzi nel borgo di Castello; al risveglio il conte lancia l'allarme, evitando una catastrofe.
Si narra anche che in un Giovedì Santo Efisio si rivelò in una forma minacciosa presso il portico La Marmora a un uomo che stava tramando un piano per annientare gli abitanti di Cagliari versando un veleno nelle acquasantiere di tutte le chiese cagliaritane. Sconvolto dall'apparizione del santo l'attentatore abbandonò il suo intento e si precipitò a confessare. Da quel momento, in segno di gratitudine, l'arciconfraternita del Gonfalone, responsabile dell'organizzazione dei preparativi per la festa del santo, ha istituito una processione che attraversa sette chiese.
Nel 1792, giunse al largo di Cagliari la flotta francese; il Santo apparve in sogno ad una monaca cappuccina chiedendo di essere portato sul bastione del porto a lui dedicato. Così, il simulacro di Sant'Efisio fu trasportato: nella notte tra il 17 e il 18 febbraio una tempesta inflisse gravi danni alle navi francesi costringendo le truppe a lasciare il golfo. La devozione al Santo si rafforzò ancora.