

Quanti tipi di Pecorino Sardo esistono?
Il Pecorino Sardo è in assoluto il formaggio più famoso dell’isola. Viene realizzato rigorosamente con latte isolano di pecore di razza sarda, una varietà ovina specifica e autoctona della Sardegna.
In base alla stagionatura questo gustoso ed aromatico pecorino può essere a pasta morbida o semi dura. Il marchio D.O.P. -Denominazione di Origine Protetta- riconosce due tipi di Pecorino Sardo: quello dolce e quello maturo.
Pecorino Sardo: un viaggio tra sapori, tipologie e tradizione
Gli allevamenti di pecore sono una presenza antichissima in Sardegna, queste erano la principale attività delle popolazioni nuragiche che abitavano l’isola già nel 1800 a.C.. La pastorizia con la lavorazione del latte ovino per la produzione di formaggi era la forma di sostentamento più importante per queste popolazioni.La storia del Pecorino Sardo: dalle origini ai giorni nostri
Le prime testimonianze scritte sui formaggi sardi ed in particolare sul Pecorino Sardo risalgono al 1700: in un documento storico vengono descritte le varie tipologie di formaggi ovini sardi tra i quali si parla di Rosso fino e Affumicato, che oggi sono considerati i veri e propri precursori del Pecorino Sardo moderno. È tra l’800 e i primi del ‘900 che viene affinata la produzione di pecorino sardo grazie a strumenti come il termometro e metodi più moderni nel filtraggio del latte e nella cottura della cagliata. Lo si considera a tutti gli effetti uno dei primi formaggi inventati dall’uomo ed è persino citato nell’Odissea. La sua produzione si diffuse e venne potenziata anche durante il periodo cartaginese prima e romano poi, quando la Sardegna divenne uno dei centri più importanti dell’impero e di tutto il Mediterraneo per la produzione del grano. Ciò che facilitò lo sviluppo dell’allevamento delle pecore e quindi della lavorazione del loro latte, è adducibile alle ottime condizioni climatiche dell’isola e ai suoi prati ricchi di tantissime erbe diverse in ogni periodo dell’anno. Sebbene la produzione di formaggio sia perdurata durante tutto il medioevo, le prime fonti scritte che parlano delle diverse tipologie casearie prodotte sull’isola risalgono al Settecento. In questi scritti si annoverano 5 tipi di formaggio (il Bianco, il Rosso Fine, la Fresa, l’Affumicato e lo Spiatau) che venivano ottenuti attraverso l’utilizzo di latte di pecora crudo o riscaldato per immersione di pietre precedentemente arroventate. L’introduzione dei fermenti lattici risale agli Sessanta del secolo scorso.Le tipologie di Pecorino Sardo: un formaggio, due anime
Il marchio D.O.P. -Denominazione di Origine Protetta- riconosce due tipi di Pecorino Sardo: quello dolce e quello maturo, entrambi deliziosi. Il primo più delicato, il secondo dal gusto più strutturato ed importante.Pecorino Sardo dolce: il lato più delicato della tradizione
La varietà di Pecorino Sardo dolce ha una stagionatura che va dai 20 ai 60 giorni e rientra tra i formaggi semistagionati. La pasta è morbida e si caratterizza per il colore bianco. Il sapore è dolce e il livello di sapidità lieve. Il pecorino sardo dolce viene utilizzato principalmente come formaggio da tavola o come ripieno per piatti di pasta fresca tipici della tradizione sarda come i culurgiones o le seadas.Pecorino Sardo maturo: carattere forte e gusto deciso
Il Pecorino Sardo maturo ha una stagionatura maggiore rispetto alla varietà dolce e va dai 2 ai 4 mesi. La stagionatura più indicata per il Pecorino Sardo stagionato è 4 mesi, quando il formaggio diventa più sapido. La pasta del formaggio è consistente, con una colorazione più scura. Il Pecorino Sardo maturo ha un gusto forte, più sapido del pecorino dolce e con note piccanti maturate durante la stagionatura. Questo formaggio grazie alla sua consistenza è ideale sia come formaggio da tavola che grattugiato per andare ad arricchire primi piatti e altre ricette.Pecorino Fiore Sardo DOP: il simbolo dell’autenticità sarda
Eccellente produzione riconosciuta e venduta in tutto il mondo come simbolo di Sardità. Le forme sono da circa 4 kg, con il tipico scalzo arrotondato a dorso di mulo. Queste vengono trattate in superfice con olio d’oliva e affumicate prendendo un caratteristico aspetto rustico. Come da disciplinare stagiona almeno 105 giorni per essere consumato come formaggio da tavola; oltre sei mesi per essere grattugiato su gustosi primi piatti. La crosta è ruvida, di colore bruno scuro. La pasta è compatta, dura, senza occhiature, bianca o giallo paglierino. L’aroma è pieno e caratteristico, di latte e di affumicato. Il sapore è intenso, ricco e complesso, persistente, con una nota piccante. È un formaggio importante, da gustare con calma. È splendido accompagnato da un pane saporito e un grande vino rosso. Grattugiato, dona profumo, sapore e carattere alla pasta e alle minestre. Gustarlo con uva dolce o fichi maturi è un magnifico modo di terminare un pasto.Pecorino Sardo vs Pecorino Romano: cosa li rende unici?
- Quando si parla di pecorino la scelta si pone tra le due varietà più diffuse, Pecorino Sardo e Romano. Le differenze principali tra il pecorino sardo e quello romano sono la stagionatura e il sapore. Nel Pecorino Sardo la stagionatura è più breve, tra un 1 e i 4 mesi, e il sapore può andare dal dolce fino al piccante in base alla stagionatura.
- Il Pecorino Romano mediamente ha una stagionatura di 5 o 6 mesi, creando un formaggio molto deciso e saporito. Il Pecorino Romano grazie al suo sapore deciso e alla lunga stagionatura che gli da una pasta più dura è perfetto per essere grattugiato e utilizzato per dare sapore a primi piatti e altre ricette.
- Il Pecorino Sardo ha invece un sapore meno deciso e la stagionatura breve dà al formaggio una pasta più morbida. Per questo motivo viene utilizzato sia grattugiato che come formaggio da tavola, tagliato a coltello e servito a scaglie o fette.
- A rendere “romano” il pecorino sono le regole imposte dalla disciplinare, non la provenienza geografica, o almeno non più: pur essendo strettamente legato alla storia della Roma antica, infatti, il Pecorino romano Dop non si produce quasi più nel Lazio. Solo l’1% del formaggio è lavorato nella sua regione d’origine, mentre al 2% è prodotto in Toscana e per ben il 97% viene prodotto in Sardegna. Si tratta di un cambiamento in atto già alla fine dell’Ottocento, quando i casari decisero di insediarsi sia in Sardegna che in Toscana grazie alle condizioni ideali che offrivano queste terre.
Qual è il miglior Pecorino Sardo? Guida alla scelta perfetta
A rendere speciale un pecorino è il latte: “Il latte di pecora, molto grasso, si presta a essere stagionato per lungo tempo -spiega l’esperto Alberto Marcomini- Tra i vari pecorini la differenza la fa sicuramente il sapore della materia prima, la prevalenza di note erbacee e la carica di grasso, che male non fa”.I segreti per riconoscere un Pecorino Sardo di qualità
Il pecorino di qualità è DOP: lo stagionato si riconosce per la forma cilindrica e per il marchio eseguito a fuoco. Presenta una crosta sottile di colore giallo, uniforme, liscia, compatta. La pasta di colore giallo paglierino chiaro, presenta qualche occhiatura irregolare e ben distribuita.Il Pecorino Sardo più buono? Ecco i preferiti dagli intenditori
- Tra i 10 migliori pecorini d'Italia non può di certo mancare il Fiore Sardo, il formaggio dei pastori dell'isola. Si tratta di un prodotto divenuto Presidio Slow Food, che porta indietro le lancette a un tempo in cui i processi industriali per la produzione del pecorino romano erano di là da venire. Il nome fiore per alcuni deriva dall’utilizzo che storicamente si faceva del fiore del cardo come caglio. Altre fonti rimandano agli stampi di pero selvatico o di castagno, sul cui fondo era scolpito un fiore simile all'asfodelo o alla rosa peonia. Il Fiore sardo DOP è un cacio nobile, antico, con note aspre che rispecchiano le qualità organolettiche del territorio, ovvero le aree interne della Sardegna, in particolare la Barbagia, dove questo formaggio nasce. Per produrlo si usa latte crudo, intero, di pecore di razza sarda e posto appena munto in caldaie di rame, coagulato a una temperatura media di 32-35°C. Si utilizza caglio d'agnello prodotto dal pastore stesso. Il taglio della cagliata deve essere delle dimensioni di un chicco di riso, che si lasciano poi depositare sul fondo. Quindi si passa alla raccolta dei pezzi prima di riporre il tutto negli stampi a forma di tronco-cono detti pischeddas. Dopo di che si passa allo spurgo del siero. Quando è ben soda, la forma è estratta e adagiata a riposare per circa 24 ore, dopodiché si fa un passaggio in salamoia, dove resta generalmente da 8 a 12 ore ogni chilo di cacio. Dopo la salamoia, è il momento dell'asciugatura, che avviene su un traliccio di canne, posto vicino al fuoco, dove si il pecorino resta per circa 2 settimane. Infine, la forma è messa a stagionare in un ambiente fresco e asciutto. Qui resta per mesi, a seconda dello stile del casaro. Una volta mature, le forme di pecorino sardo sono periodicamente unte con una miscela di aceto di vino, olio di oliva e sale. Il gesto lento dell'applicazione di questa mistura garantisce il sapore unico di questo prodotto, che serviva durante la stagione arida, quando le pecore non danno latte. Il Fiore Sardo è affumicato, mentre il pecorino sardo segue una normale stagionatura al fresco. Altra differenza è che il pecorino sardo si può anche fare con latte pastorizzato, mentre il fiore sardo è rigorosamente un formaggio a latte crudo. Tra i migliori, più apprezzati e più venduti abbiamo ancora:
- Brigante dei Fratelli Pinna, formaggio di pecora sardo più venduto in Italia. Ha il sapore e il profumo del latte, è morbido da tagliare a fette o a cubetti appetitosi. Brigante è nato per portare tutti i giorni sulle tavole ed in ogni occasione il sapore speciale del formaggio di pecora della Sardegna.
- Pecorino stagionato Màscru: formaggio dal sapore gradevolmente piccante. Da abbinare al pane carasau, a contorni di verdure grigliate, insalate e secondi di carne bianca.
- Maimone del caseificio Erkìles di Olzai, che grazie anche al caglio vegetale Bisine, produce uno stagionato 24 mesi molto apprezzato per la dolcezza e l’equilibrio aromatico, frutto della lavorazione tra tradizione e innovazione, con latte crudo di pecore sarde alimentate al pascolo naturale.
Pecorino Sardo in cucina: i piatti tipici da provare almeno una volta
Il Pecorino Sardo è un formaggio diffusissimo sia in Sardegna che in tutta Italia ed è il protagonista di molti piatti tipici. Spesso viene utilizzato come ripieno per ricette a base di pasta fresca come ravioli, culurgiones e per le seadas, ravioli dolci e fritti molto popolare in Sardegna. Grattugiato può andare a insaporire piatti di pasta tipica come gli gnocchetti e i malloreddus con sugo alla campidanese.Ricette sarde irresistibili con il Pecorino Sardo
Il pecorino è amatissimo per il suo sapore intenso e inconfondibile che lo rende perfetto per essere gustato in purezza, ma deve molta della sua fama anche alle ricette iconiche di cui è protagonista: basti pensare alla triade romana carbonara, amatriciana, cacio e pepe, ma anche le golose seadas sarde.Come abbinarlo per esaltarne al meglio il sapore
Il Pecorino sardo dolce si sposa amabilmente con il Vermentino di Gallura, il Vermentino di Sardegna, il Monica di Sardegna. Col Pecorino sardo maturo invece suggeriamo Cannonau di Sardegna, Mandrolisai, Velletri rosso, Brunello di Montalcino, Carignano del Sulcis Rosso. È ideale come formaggio da tavola abbinato alle verdure, da mangiare da solo con il pane. Oltre che con le ‘famose’ pere (da cui il detto ‘non far sapere al contadino quanto è buono il formaggio con le pere’...) il pecorino si sposa bene con le noci, il miele e il prosciutto crudo. Frutta fresca, frutta secca, verdure fresche, composte, marmellate -soprattutto di di pere, prugne, ciliegie, lamponi, frutti di bosco, fragole e albicocche- o miele offrono abbinamenti ottimali per degustare i formaggi. Ci sono poi alcuni abbinamenti vincenti con il pecorino che sono meno famosi ma molto interessanti:- Pecorino semistagionato e basilico: funziona sia se questo è crudo o cotto, il sapore del latte che ancora è presente nel pecorino crudo rende il matrimonio fantastico. Un’insalata o una pasta fredda con questo pesto e l’aggiunta di qualche pomodorino datterino è un’idea vincente.
- Pecorino stagionato e fichi secchi: il pecorino quando è fresco ha ancora delle forti note di latte e sentori erbacei. Quando invece stagiona e matura il bouquet di aromi si trasforma. Immaginate di servire il più classico degli antipasti freddi: un vassoio con il pecorino. Ma invece che le classiche confetture di cipolla o il miele in accompagnamento, sistemate sopra a ciascuna fettina del formaggio un pezzetto di fico secco.
- Pecorino semistagionato e frutti di mare: sorprendente! Preparate un brodetto di pesce freschissimo nel quale cuocere dei piccoli ravioli ripieni di ricotta di pecora e fonduta di pecorino, incredibile esplosione di gusto!